Il Libro
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22. La Xenoglossia
"Anche se si riuscisse a dimostrare
che la telepatia è una realtà", disse a William James
un eminente biologo, "i sapienti dovrebbero coalizzarsi
per sopprimerla e occultarla, perché essa sconvolgerebbe
l'uniformità senza la quale gli scienziati non possono svolgere
i loro compiti".
Citato da Brian Inglis
Uno dei fenomeni metafisici più stupefacenti,
che i religiosi, gli scettici e gli atei hanno continuamente
e deliberatamente ignorato è quello della xenoglossia -
ossia la capacità di parlare o scrivere in una lingua straniera
che una persona non ha mai imparato. Dopo avere indagato
su tutte le spiegazioni possibili - come la frode, la memoria
genetica, la telepatia e la criptoamnesia (il ricordo di
una lingua straniera imparata precedentemente) - la xenoglossia
può essere considerata come la prova o dei ricordi
di una lingua appresa in una vita precedente o della
comunicazione con un'entità disincarnata - una persona di
spirito.
Si sono registrati parecchi casi di adulti
e bambini che parlano e scrivono in lingue che non hanno
mai imparato. A volte questo succede spontaneamente, ma
più spesso si verifica quando la persona è sotto ipnosi
o si trova in uno stato alterato di coscienza. In alcuni
casi, ad essere ricordate sono soltanto poche parole, ma
in altri la persona parla fluentemente ed è in grado di
conversare con interlocutori di quella madrelingua, e talvolta
è anche in grado di parlare dialetti sconosciuti che non
sono in uso da secoli.
• Il Dott. Morris Netherton riporta il
caso di un bambino biondo e con gli occhi azzurri dell'età
di undici anni che, sotto ipnosi, si mise a
parlare per undici minuti in un antico dialetto cinese.
Il discorso venne registrato su nastro e, quando la cassetta
fu portata a un professore del Dipartimento di Studi Orientali
dell'Università della California, si scoprì che si trattava
della recita di un testo appartenente a una religione
proibita dell'Antica Cina (Fisher 1986: 202).
• Il medium americano George Valentine
condusse in trance delle sedute medianiche in russo, in
tedesco, in spagnolo e in gallese. In presenza di scienziati
e di gruppi anche di 5.000 persone, il medium brasiliano
Carlos Mirabelli parlò e scrisse lunghi documenti di carattere
tecnico in più di trenta lingue diverse, inclusi il siriano
e il giapponese (Lazarus 1993: 121).
• Nel 1977 i dottori di un penitenziario
statale dell'Ohio, negli Stati Uniti, scoprirono che Billy
Mulligan, un uomo condannato per stupro, era stato posseduto
da due nuove personalità, ciascuna delle quali comunicava
in una lingua diversa. Mulligan era nato e cresciuto negli
Stati Uniti e non parlava alcuna lingua straniera. Ma
quando veniva posseduto da Abdul, era in grado di leggere
e scrivere perfettamente in arabo, e quando era posseduto
da Rugen, parlava perfettamente in serbo-croato con un
forte accento slavo (Lazarus 1993: 83).
In questo genere di casi, le spiegazioni
più ovvie sono o la frode deliberata oppure l'apprendimento
della lingua avvenuto, in maniera inconsapevole, nella prima
infanzia. I ricercatori scrupolosi si preoccupano sempre
di indagare su queste due possibilità.
• Il Dott. Ian Stevenson è uno degli
scienziati più stimati degli Stati Uniti. Ha condotto
ricerche specialistiche sulla xenoglossia, e il suo libro,
Xenoglossy (Xenoglossia) del 1974, è in materia
uno degli studi scientifici più importanti. In
esso il Dott. Stevenson ha documentato lo studio che ha
condotto su una donna americana di 37 anni la quale, sotto
ipnosi, subiva un cambiamento completo della voce e della
personalità, assumendo l'identità di un uomo. Parlava
fluentemente in svedese - una lingua che, nel normale
stato di veglia, non parlava né capiva.
Per più di otto anni il Dott. Stevenson
si dedicò in prima persona allo studio del caso. In questo
suo lavoro di ricerca fu coadiuvato da linguisti, scienziati
e altri esperti che indagarono in maniera meticolosa su
ogni altra spiegazione alternativa.
La frode venne esclusa per tutta una serie
di ragioni sostanziali che Stevenson elenca nel suo studio.
Il soggetto e il marito medico furono esaminati accuratamente.
Furono sottoposti a un controllo pressante e continuo, non
volevano che la faccenda divenisse di pubblico dominio e
diedero il loro consenso alla pubblicazione dello studio
solo a condizione che i loro nomi venissero cambiati per
tutelare la loro riservatezza. Entrambi i coniugi erano
reputati onesti e perbene all'interno della comunità in
cui vivevano e il loro comportamento era considerato esemplare.
Di certo era da escludere il profitto personale. Al contrario,
il completamento dello studio, che richiese diversi anni,
causò loro parecchi disagi.
Anche la criptoamnesia - il ricordo di
una lingua straniera appresa nei primi anni della propria
vita - venne esclusa. Anni di indagini sul soggetto non
riuscirono ad evidenziare la minima possibilità che la donna
o i suoi genitori avessero mai imparato lo svedese o fossero
stati a contatto con qualcuno che parlasse questa lingua.
• Un altro caso su cui il Dott. Stevenson
indagò con altrettanto scrupolo venne riportato nell'edizione
del luglio del 1980 del Journal of the American Society
for Psychical Research. Riguardava una donna indiana
di nome Uttar Huddar che, all'età di 32 anni, assunse
spontaneamente la personalità di una casalinga del Bengala
Occidentale dell'inizio dell'Ottocento. Iniziò a parlare
il bengalese anziché la sua madrelingua che era il Marathi.
Questo fatto si verificò ripetutamente e ogni volta, per
giorni o addirittura settimane, fu necessario chiamare
interlocutori bengalesi per consentirle di comunicare
con la famiglia.
• L'autore Lyall Watson descrive il caso
di un bambino di dieci anni, un indio Igarot che viveva
nella remota Cagayon Valley, nelle Filippine. Il bimbo
non aveva mai avuto contatti con lingue o culture diverse
dalla sua. Tuttavia, mentre si trovava in trance comunicava
senza difficoltà in zulu, una lingua che non aveva e non
avrebbe mai potuto sentir parlare. Watson la riconobbe
solo perché aveva trascorso in Africa i primi anni della
sua vita (citato da Lazarus 1993: 84).
• Peter Ramster; uno psicoterapeuta australiano,
ha documentato diversi casi oggetto di indagini accurate.
Nel suo libro, The Search for Lives Past (Alla ricerca
di vite passate), egli cita il caso di Cynthia Henderson,
il cui unico contatto con la lingua francese era consistito
in pochi mesi di istruzione molto elementare durante il
settimo anno della scuola secondaria. Tuttavia, sotto
ipnosi la donna era in grado di sostenere conversazioni
lunghe e dettagliate con interlocutori di madrelingua
francese i quali affermavano che parlava senza accento
inglese e alla maniera del XVIII secolo (Ramster 1990:
227).
In alcuni casi, dei soggetti in trance
hanno comunicato in lingue che non sono più in uso o sono
conosciute soltanto da una manciata di esperti.
• Il Dott. Joel Whitton cita il caso
di Harold Jaworski il quale, sotto ipnosi, scrisse ventidue
parole ed espressioni che aveva "sentito" pronunciare
a se stesso durante una vita passata in cui era stato
un vichingo. Lavorando separatamente l'uno dall'altro,
alcuni linguisti tradussero molte delle parole, identificandone
dieci come termini di norvegese antico, e altre come espressioni
russe, serbe o slave. Tutti i termini avevano a che fare
con il mare ( Whitton e Fisher 1987: 210).
• Nel 1931 una ragazzina inglese di Blackpool,
registrata negli archivi della Society for Psychical
Research come Rosemary, cominciò a parlare in un antico
dialetto egiziano sotto l'influenza della personalità
di Telika-Ventiu, vissuta approssimativamente nel 1400
a.C. Di fronte all'egittologo Howard Hume la ragazzina
scrisse con precisione 66 frasi nella lingua morta dei
geroglifici e parlò un idioma sconosciuto da millenni
al di fuori dei circoli accademici (Lazarus 1993: 85).
• Pearl Curgen, una medium semianalfabeta
di Saint Louis, iniziò a scrivere in un inglese medievale
sorprendentemente accurato. Sotto la guida di un'entità
spirituale la Curgen scrisse sessanta tra romanzi, opere
teatrali e poesie, compreso un poema epico di 60.000 parole
(Lazarus 1993: 119).
Oltre alla frode e alla criptoamnesia,
due "spiegazioni" alternative fornite dagli scettici
per giustificare la xenoglossia sono la "telepatia"
e la "memoria genetica". Tuttavia non è mai stato
documentato, in nessuna parte del mondo, un solo caso di
una persona che abbia imparato a parlare una lingua grazie
alla telepatia.
L'altra cosiddetta "spiegazione"
- quella della memoria genetica - è difficile da prendere
seriamente in considerazione. È grottesco sostenere che,
in qualche modo, un'antica lingua cinese sia rimasta impressa
nei geni di un undicenne americano di stirpe caucasica,
consentendogli di parlarla.
Esistono letteralmente migliaia di casi
di xenoglossia, e, di questi, diverse centinaia sono stati
documentati. Riguardano lingue antiche e moderne di tutto
il mondo. Gli investigatori del paranormale, come l'attendibilissimo
Dott. Ian Stevenson, si sono serviti del metodo scientifico
per fare chiarezza sulla xenoglossia e sono giunti alla
conclusione che esistono soltanto due spiegazioni possibili
- il contatto spiritico e il ricordo di una vita precedente,
ed entrambe costituiscono una prova a favore dell'esistenza
dell'Aldilà.
Spetta agli scettici l'onere di dimostrare
una possibile spiegazione alternativa. Finora nessuno è
stato in grado di farlo.
Di conseguenza, in mancanza di altre spiegazioni
plausibili e in considerazione delle altre prove schiaccianti
esistenti a favore dell'Aldilà - la metafonia e la medianità
- non è difficile accettare la xenoglossia come un'ulteriore
prova schiacciante a favore della sopravvivenza alla morte.
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